Il duca e io ~ Julia Quinn
- Aurora & Giuseppe
- Jul 27, 2021
- 5 min read

“Non c'è niente che l'autrice ami più di uno scandalo”
[Lady Wistledown]
Ciao lettrici e lettori!
Oggi vorrei parlarvi di un Romance storico che, personalmente, ho amato molto. “Il Duca e io” di Julia Quinn. Da questo romanzo ne hanno tratto la serie tv Netflix: “Bridgerton”.
Un breve excursus sulla trama:
Ci troviamo in una Londra di inizi 800. Il nuovo Duca di Hastings, affascinante nonché nobile scapolo ambito nell’alta società londinese, ha appena fatto ritorno alla capitale, giusto in tempo per venire assediato da tutte le mamme arriviste delle giovani debuttanti. Daphne, la più grande delle figlie Bridgerton, è tampinata dalla famiglia affinché trovi marito nel più breve tempo possibile in quanto sono già due anni che ha debuttato in società. Simon e Daphne decidono di fare un patto, fingendosi interessati l’uno all’altra, il primo per non essere più perseguitato dalle madri delle nobili debuttanti, la seconda per risultare desiderabile dagli scapoli londinesi e, allo stesso tempo, scampare ad uno scapolo indesiderato! Nessuno dei due aveva immaginato che da quel che sembrava un subdolo gioco di interesse, sarebbe nato un amore forte e decisamente appassionato.
Andiamo con ordine!
Ho scoperto da poco la mia passione per i Romance storici e questo mi ha intrigato talmente tanto da portarmi a vedere la serie tv di Netflix, che ho adorato nonostante alcune differenze sostanziali rispetto al libro. La storia d’amore, intensa e passionale, è in risalto e, per le amanti del romance, fa davvero sognare.
Daphne è una giovane donna amante dell’amore ed è quello che ricerca, al contrario della tradizione che vuole la donna assoggettata all’uomo, dove l’amore è un optional, lei tergiversa alla ricerca dell’amore.
Curiosità: è peculiare vedere come sia per Daphne, un nome e un destino. Nella mitologia greca Daphne è il nome della ninfa che fugge dall’amore di Apollo e che per non cedere all’amore indesiderato preferisce trasformarsi in pianta.
Simon, duca di Hastings, al contrario non vuole sposarsi. Per vendicarsi del padre che lo ha ripudiato da bambino quando ha scoperto di soffrire di balbuzie, ha deciso che non avrebbe portato avanti la dinastia degli Hastings.
Nessuno dei due si sarebbe immaginato di innamorarsi l’uno dell’altra ma lo spettro del padre di Simon è sempre con lui e sembra voler distruggere quell’amore anche se ormai morto da tempo.
Mi vorrei soffermare sul rapporto tra Simon e il padre.
L’odio che il giovane duca di Hastings prova per il padre lo ha portato ad auto sabotarsi. Giurandogli sul letto di morte di non portare avanti il nome degli Hastings lo stava portando a perdere tutto, compreso l’amore della sua vita.
Per affrontare questo particolare argomento ci aiuta il dottor Scozzari che affronterà il tema dei conflitti genitoriali.
La storia di Simon sembra un percorso di riscatto da una vita familiare traumatica. La famiglia, in psicologia, è intesa come quel luogo, sia fisico che psichico, in cui ognuno dei membri impara a fare esperienza del mondo e delle relazioni attraverso scambi interattivi di emozioni, simboli, tradizioni e significati. È la famiglia a veicolare ai figli i vari insegnamenti sociali e culturali, e nel farlo, essa può adattarsi alla cultura di appartenenza, aderirvi oppure difendersi da essa. Non è affatto raro che un sistema familiare cerchi di adattare la crescita e l’educazione dei figli affinché essi si identifichino in uno dei ruoli previsti e consentiti dalla società, cercando di bilanciare questo processo con le loro personali attitudini e inclinazioni (Gambini, 2007). Eppure, non sempre le società e le culture sono state in grado di garantire un riconoscimento e un ruolo a tutti quanti. Ognuno nasce con un proprio repertorio di caratteristiche e talenti, che vengono di solito sviluppati in famiglia, ma solo se questi sono riconosciuti dalla società. In altre parole, spesso in società non c’è abbastanza spazio per tutte le caratteristiche individuali, e ognuno deve accontentarsi dei riconoscimenti identitari che trova.
Simon, per l’appunto, è stato ripudiato dal padre per un disagio del linguaggio parlato, la balbuzie, in quanto pensava che questo non avrebbe dato abbastanza riconoscimenti sociali al suo lignaggio familiare. O detto in altri termini, pensava che la cultura dell’epoca non avrebbe trovato posto per qualcuno che ha difficoltà ad esprimersi, seppur la balbuzie sia comunque un disagio transitorio a prevalenza infantile. Se del resto si considera la balbuzie in sé e per sé, sotto l’aspetto psicodinamico, essa rappresenta la manifestazione di alcune energie che si muovono nell’inconscio: può essere un tentativo di soddisfare un desiderio di affetto (gratificazione orale), o di esercitare controllo su di sé (bisogni erotici anali), o anche la paura che l’espressione verbale dei propri pensieri possa essere distruttiva per gli altri, con il conseguente sforzo inconscio di sopprimere il linguaggio (Bloodstein, 1981). Emerge chiaramente come essa sia una probabile conseguenza di un legame familiare traumatizzante, non affettivo, con scarse capacità di contenimento, e non di certo un disturbo congenito con cui il bambino, semplicemente, nasce. Se le balbuzie era l’inconscio tentativo di Simon di sopperire alle proprie carenze di affetto e di controllo, il mancato sostegno emotivo del padre, nonché l’allontanamento, potrebbe aver dato al bambino la conferma della distruttività dei suoi pensieri e sentimenti interni. Di fatto, Simon potrebbe aver dato sfogo a tutta quell’aggressività nella promessa, al padre, di lasciar morire la casata con sé stesso. Eppure, questo lo avrebbe portato ad auto-sabotarsi del tutto, privandosi del percorso di vita in cui avrebbe potuto costruirsi la sua di famiglia.
Sembra che sia proprio Daphne ad offrire a Simon la vera alternativa per riscattarsi dalla sua famiglia. Del resto, il ruolo di un genitore è quello di offrire ai figli una base sicura per stare bene con sé stesso, in un equilibrio tra l’adattamento al mondo e la protezione dell’affetto familiare (Gambini, 2007). Simon evidentemente non aveva ricevuto dal padre questa sicurezza di base, quindi è presumibile pensare che la sua promessa di non procreare non fosse solo un tentativo di vendicarsi, ma forse celava in sé anche la paura della genitorialità. Tuttavia, l’amore è in grado di scavare a fondo nell’identità di ognuno di noi, può riportare a galla molte ferite antiche rimaste sepolte nelle sovrastrutture dell’esperienza, in un certo senso è in grado di farci tornare bambini. Se la relazione d’amore è sufficientemente sicura e stabile, non è improbabile che possa riscrivere e ristrutturare le proprie insicurezze familiari di base, creando così una nuova sicurezza su cui fondare i progetti di vita per il futuro (Carotenuto, 2003).
Grazie Giuseppe per la tua spiegazione, interessante ed esaustiva come sempre!
Ho scoperto da relativamente poco questa mia passione per i romance, soprattutto per quelli storici che non avevo mai considerato molto eppure ho trovato davvero tanto piacere nel leggerli. Ne “Il duca e io” ho trovato tutte le caratteristiche che amo di questo genere, dall’amore, il romanticismo, la passione e anche quella buona dose di dramma che rendono un romanzo piacevole da leggere al punto da fartelo divorare!
Alla prossima recensione!
Aurora

Titolo: "Il duca e io";
Autore: Julia Quinn;
Editore: Mondadori;
Costo edizione Kindle: 6,99€
Costo edizione cartacea: 14,00€
Trama: Londra, 1813. Simon Arthur Henry Fitzranulph Basset, nuovo duca di Hastings ed erede di uno dei titoli più antichi e prestigiosi d'Inghilterra, è uno scapolo assai desiderato. A dire il vero, è letteralmente perseguitato da schiere di madri dell'alta società che farebbero di tutto pur di combinare un buon matrimonio per le loro fanciulle in età da marito. E Simon, sempre alquanto riluttante, è in cima alla lista dei loro interessi. Anche la madre di Daphne Bridgerton è indaffaratissima e intende trovare il marito perfetto per la maggiore delle sue figlie femmine, che ha già debuttato in società da un paio d'anni e che rischia di rimanere – Dio non voglia! – zitella. Assillati ciascuno a suo modo dalle ferree leggi del "mercato matrimoniale", Daphne e Simon, vecchio amico di suo fratello Anthony, escogitano un piano: si fingeranno fidanzati e così saranno lasciati finalmente in pace. Ciò che non hanno messo in conto è che, ballo dopo ballo, conversazione dopo conversazione, ricordarsi che quanto li lega è solo finzione diventerà sempre più difficile. Quella che era iniziata come una recita sembra proprio trasformarsi in realtà. Una realtà tremendamente ricca di passione e coinvolgimento.
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