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La zona cieca ~ Chiara Gamberale

  • Writer: Aurora & Giuseppe
    Aurora & Giuseppe
  • Jun 17, 2021
  • 10 min read

Updated: Jul 23, 2021


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"Quello che più mi manca di lui sono io quando stavo con lui."
[Chiara Gamberale ~ La zona cieca]

Ciao a tutti lettori e lettrici!

Ci sono alcuni libri che non sono facili da leggere perché, mentre lo fai, sono li che ti smuovono qualcosa dentro, nello stomaco, nella testa, nel cuore.


"La zona cieca" di Chiara Gamberale è uno di questi romanzi.


Un breve Excursus sulla trama.

Lidia Frezzani, conduttrice radiofonica di "Sentimentalismi Anonimi", grazie (o a causa, c'è da capirlo in effetti) ad un intervista, conosce il noto scrittore Lorenzo Ferri. E' il 29 febbraio quando interallacciano questa relazione che di sano e romantico non ha nulla. Lui, narcisista patologico, troppo concentrato su se stesso, su ciò che non vuole, su ciò che non pensa di meritare. Lei, già fragile, è entrata ed uscita diverse volte da una clinica psichiatrica per i disturbi dell'alimentazione, totalmente concentrata sul far innamorare di se Lorenzo. Per riuscire a capire quella mente enigmatica e manipolatrice, Lidia arriverà ad annientarsi, in un alternanza di alti e bassi, dove i momenti migliori sono in un effimero equilibrio di pace e i peggiori gli insulti e la fuga la ributtano giù. Eppure lei non vuole mollare la presa perché Lidia ha visto in Lorenzo ciò che neanche lui vede.


La zona cieca è quello che gli altri vedono in noi che noi siamo impossibilitati a vedere. La complessità di questo romanzo sta nell'interpretazione dei due personaggi ed è per questo che, come spesso mi accade ultimamente, ho posto alcune domande al dottor Scozzari, ormai abituale collaboratore del sito "Un libro nel cassetto". Riporterò di seguito l'intervista alla quale ha risposto in modo esaustivo per permettermi di comprendere a pieno questo romanzo, nonché questi due personaggi che, in un costante conflitto, tentano a loro modo di amarsi o di sentirsi tali.


Intanto, grazie Giuseppe per aver deciso di aiutarmi a comprendere quanto più possibile il tema del narcisismo!

Grazie a te, Aurora, per il tuo interesse e coinvolgimento.

Puoi farci una panoramica su cosa sia il narcisismo e più in particolare il narcisismo patologico?

Nella tradizione psicoanalitica, Sigmund Freud (1914) parlò di narcisismo proprio a partire dal mito di Narciso. Talmente attratto dal suo riflesso, Narciso era chiaramente alla ricerca di un tipo di relazione illusoria, qualcosa che esisteva solo nella sua immaginazione, e che quindi, a lungo andare, lo portò alla morte per annegamento, dopo aver cercato di baciare il suo riflesso nell’acqua. Va innanzitutto precisato che, in una certa misura, tutti noi siamo narcisisti. Il narcisismo, in sé e per sé, fa riferimento a tutte quelle dimensioni affettive, emotive e comportamentali che servono ad irrobustire la propria autostima, a piacersi, a distinguersi. Sentirsi feriti nel proprio narcisismo a seguito di disapprovazioni, indifferenza, giudizi negativi, fa male a chiunque, è piuttosto normale. La maggior parte della gente, comunque, è in grado di compensare eventuali ferite al proprio orgoglio facendo capo ad altre risorse emotive, che si sviluppano in seguito a relazioni sane e sufficientemente gratificanti. Il problema reale si presenta quando, per suscitare certe reazioni negative e spesso aggressive, sono sufficienti anche delle semplici osservazioni. Se le ferite al proprio orgoglio sono sproporzionate rispetto agli stimoli esterni, al punto da concentrarsi eccessivamente, o talvolta esclusivamente, su di sé, si parla di un modo di funzionamento che va ad eclissare ogni altra risorsa, identificando così sé stessi solo nella propria sensibilità personale e difesa del proprio valore (McWilliams, 2011; Gabbard, 2015).

Lorenzo è un uomo molto particolare. Manifesta costantemente questo mal di vita che lo porta a vivere nel mondo come un turista quasi. Fa uso di stupefacenti fino a stordirsi, avvicina e allontana le persone intorno a lui a suo piacimento, giustificandosi dietro la sofferenza che ha, attribuendo la colpa a tutto ciò che lo circonda, senza mai prendersi la responsabilità delle proprie azioni. È giusto definirlo narcisista?

Per chi ha delle nozioni in materia di narcisismo, porsi questa domanda può essere legittimo. Di certo, la tendenza a circondarsi degli altri per ottenere riconoscimenti, gratificazioni e senso di potere fa anche parte dello scenario del disturbo narcisistico della personalità. I narcisisti possono ricorrere a diversi modi per attrarre le persone più congeniali alle loro esigenze. Alcuni possono sedurre e impressionare gli altri parlando dei propri successi, della propria desiderabilità, vantando spiccate capacità sociali, sfoggiando un certo tipo di aspetto fisico. Altri, invece, tendono a mostrarsi più timidi e introversi, e ad intenerire le persone con le loro fragilità, le sfortune che hanno dovuto affrontare nella propria vita, la paura dell’abbandono (Gabbard, 2015). Questo secondo tipo di narcisismo, detto narcisismo ipervigile o vulnerabile, sembra somigliare alla descrizione fatta di Lorenzo. Anche il passare da una relazione all’altra è un comportamento tipico, così come l’insoddisfazione costante che si prova con i partner, da cui la tendenza a tradirli e a svalutarli, dando loro la colpa per le proprie sofferenze (ibidem).

L’uso di sostanze, a cui fa ricorso anche Lorenzo, spesso è associato a carenze della personalità di svariato tipo, soprattutto al senso di frammentazione della propria identità e ad un grave deficit dell’autostima. La sostanza, in questo caso, dando le dovute sensazioni corporee, fa provare al soggetto un senso di pienezza sensoriale, che fa come da “collante” per i frammenti della propria identità. Una sensazione che, chiaramente, svanisce insieme all’effetto della sostanza assunta (Balint, 1968; Donovan, 1986; Kohut, 1971). Ovviamente non posso dire con certezza se Lorenzo abbia o meno il disturbo narcisistico della personalità, per esserne sicuri bisognerebbe eseguire le opportune procedure diagnostiche con colloqui privati, manuali e test psicometrici. Tuttavia, alla luce delle teorie che ho citato, presenti nei testi scientifici, spero di aiutare i lettori a formulare le proprie ipotesi personali.


Lidia è una donna che entra ed esce dalle cliniche psichiatriche per disturbi alimentari e trova in Lorenzo una sorta di salvezza. Sembra quasi che il “salvarlo” diventi la sua missione personale. Si può dire che ci sono delle persone più soggette ad incappare in un narcisista e restarne intrappolata nella sua rete?

Sì. Da pochi anni si parla del cosiddetto Trauma da narcisismo (Brunelli, 2010, in Barbier, 2018). C’è un motivo se si chiama “da narcisismo”, e non “da narcisista”. Premesso che chiunque può in una certa misura subire il fascino di una persona con disturbo narcisistico della personalità, ci sono individui con delle specifiche vulnerabilità dell’autostima che possono essere più predisposti. Mentre il narcisista compensa la sua grave carenza d’autostima imponendo la sua influenza ed il suo ego sproporzionato sugli altri, le persone co-dipendenti (le “vittime”, se vogliamo usare un termine meno ortodosso) riconoscono nel narcisista colui/colei che può salvarle dal proprio bisogno di amore. La relazione con una persona così “forte e vincente” le può inizialmente far sentire protette dalle proprie ferite affettive. Oppure, nel caso dei narcisisti vulnerabili, la relazione con una persona così delusa dagli altri e dalla vita, può farle sentire scelte, speciali, le uniche in grado di dare delle attenzioni che nessun altro prima ha saputo offrire, così da sopperire anche alle proprie di ferite narcisistiche. Dal concetto di Trauma da narcisismo, emerge così che una relazione di questo tipo può nascere solo se il narcisismo patologico del narcisista aggancia quello ferito del co-dipendente. (Barbier, 2018; Brunelli, 2018 in Barbier, 2018). Lidia potrebbe aver riconosciuto in Lorenzo una sorta di “missione” per riscattarsi dalle proprie fragilità, e prendersi cura di qualcuno che in realtà non è mai soddisfatto di ciò che ha, in quanto non ha contatto con i suoi reali bisogni (Gabbard, 2015), l’ha poi condotta a tutte le conseguenze del caso.


È possibile che cerchiamo in un compagno qualcosa di noi che vogliamo curare?

Certo. Una parte della risposta a questa domanda si può trovare nella precedente, ma in ogni caso, entro dei certi limiti, l’incastro di coppia funziona proprio così. Nell’altro si riconosce una forza che in noi percepiamo mancante, oppure che abbiamo rimosso. D’altro canto, si può anche individuare nel partner una vulnerabilità che in realtà abbiamo dentro di noi, ma che proiettiamo nell’altro pur di non riconoscerla come nostra, e prendercene cura in un soggetto esterno (Gabbard, 2015; McWilliams, 2011).


In merito a questa esigenza, come si comporta un narcisista?

Chi ha un disturbo narcisistico della personalità si approccia differentemente, perché le vulnerabilità e le esigenze da lui/lei comunicate, non corrispondono a quelle reali e profonde. Una persona narcisistica, inizialmente, idealizza il co-dipendente, riempiendolo di continue attenzioni, corteggiandolo serratamente, facendolo sentire speciale. Questo gli consentirà di capire quali sono le esigenze personali e i desideri del co-dipendente, così da poterne incarnare il riflesso. Il co-dipendente sarà quindi convinto di potersi prendere cura del narcisista così come vorrebbe che ci si prendesse cura di lui. Ovviamente non è così, in quanto le reali ferite del narcisista sono inaccessibili persino al narcisista stesso. Quindi, a seguito dell’inevitabile delusione provata dal narcisista, l’idealizzazione verrà presto sostituita dal suo opposto riflesso, la svalutazione. Il co-dipendente verrà sempre accusato di ogni minimo fastidio, sia esterno che interno, provato dal narcisista, e verrà anche spinto ad reagire alle continue provocazioni, così che il narcisista abbia qualcos’altro da attaccare e svalutare sul suo comportamento. Farà di tutto per compiacere il narcisista pur di tornare alla modalità precedente, l’idealizzazione, senza neppure rendersene conto, e finirà per credere di avere davvero tutte le colpe per la fine di quel perfetto idillio da fiaba. Naturalmente il precedente modello dell’idealizzazione non si ripristinerà, se non per fugaci istanti, perché il narcisista non smetterà mai di sentirsi insoddisfatto per le cure del co-dipendente, dato che non arrivano a toccare la parte più profonda e più ferita del narcisista, quella che neanche lui stesso conosce. Quel nucleo in cui si è sentito svalutato e rifiutato sin da bambino, in quanto tale, e quindi riserva agli altri lo stesso trattamento che lui stesso ha subìto. Dopo la svalutazione seguirà lo scarto del co-dipendente, dopo il quale il narcisista inizierà ad idealizzare un nuovo co-dipendente e ripeterà il ciclo (ibidem).


Ad un certo punto della relazione Lidia inizia ad assumere un atteggiamento, oserei dire paranoico. Dapprima con il controllo spasmodico delle comunicazioni di Lorenzo poi con l'idea di crearsi un personaggio con la quale inizia a scrivere mail a Lorenzo. Sappiamo che la protagonista aveva già alcuni problemi che l'avevano costretta diverse volte ad entrare in cliniche psichiatriche, è possibile che la relazione con Lorenzo abbia causato in Lidia un peggioramento dei sintomi o la manifestazione di problemi differenti?

È alquanto probabile. Lidia sembra corrispondere appieno da quanto detto sui co-dipendenti che soffrono il Trauma da Narcisismo (Brunelli, 2018, in Barbier, 2018). Cercando in Lorenzo una sorta di persona “salvifica” per i suoi problemi di autoregolazione, ruolo che naturalmente Lorenzo non poteva incarnare, le successive insicurezze insinuate in lei durante la fase svalutativa potrebbero aver esacerbato le sue condizioni. Non è raro che un co-dipendente diventi eccessivamente sospettoso mentre si trova in fase di svalutazione. Spesso, i comportamenti del narcisista differiscono totalmente dai suoi racconti, e così il co-dipendente non sa più se può fidarsi di lui o del proprio istinto. E chiaramente “smascherare” il narcisista affrontandolo di petto potrebbe essere ancora più deleterio, perché è assai probabile che menta o alteri la percezione della realtà, in quanto lui stesso ha una profonda vergogna nell’essere colto in flagrante (Gabbard, 2015). Se Lidia ha fatto ricorso a certi stratagemmi, è logico credere che non si fidasse più di ciò che le raccontava Lorenzo, altrimenti non avrebbe avuto motivo di controllarlo. Certo non è da escludere che la tendenza paranoide in Lidia esistesse già prima della storia con Lorenzo, ma chiaramente il comportamento del suo compagno potrebbe averla stimolata ed amplificata.

C’è un modo per riconoscere un narcisista prima di cadere in trappola?

Mi piacerebbe poter rispondere di sì, ma la faccenda sembra piuttosto complessa. Sicuramente la conoscenza di questo disturbo di personalità può aiutare, ma la verità, come ho già detto prima, è che nessuno è davvero totalmente immune al fascino di una persona narcisista. Sul web si trovano addirittura testimonianze di psicoterapeuti esperti specializzati nel settore, e che, tuttavia, talvolta vengono ugualmente confusi da un narcisista nonostante i tanti anni di studio e di esperienza clinica. È chiaro che la conoscenza da sola non basta. Per esempio, tempo fa ho conosciuto un’amica che sembrava avere delle conoscenze in merito all’argomento, eppure, nonostante i miei avvertimenti su ciò che mi raccontava, in merito ad alcune persone che frequentava, non si è subito accorta delle dinamiche caratteristiche dell’idealizzazione che erano messe in atto nei suoi confronti. La cosa migliore che si può cercare di fare, come miglior terapia per il Trauma da Narcisismo (Brunelli, 2018, in Barbier, 2018), è conoscere meglio sé stessi, capire da soli quali sono le mancanze, le carenze, le ferite affettive che ci si porta dentro, così da diventare sempre più competenti nel prendersi cura di sé senza dipendere eccessivamente da aiuti esterni. Aiutarsi a vicenda va bene, è sano ed è la base dell’empatia, ma ritengo che l’aiuto reciproco si accompagni prima di tutto ad un efficiente aiuto per sé stessi, ad un senso dell’autonomia.


Grazie mille Giuseppe per le tue spiegazioni e per la tua collaborazione!

Grazie a te Aurora per il coinvolgimento e l'esaustiva recensione e ai lettori per il tempo dedicato.


Mi ero sempre chiesta come fosse possibile restare impelagati in relazioni narcisistiche senza riuscire ad uscirne. Leggendo questo romanzo e disquisendone con Giuseppe (che con il suo sapere mi sta aiutando ad uscire da alcune situazioni affini in cui sono stata coinvolta ultimamente, ed è forse proprio per questo che mi sono sentita così coinvolta nella lettura del romanzo anche se, al contrario di Lidia, la problematica non è nella relazione con il mio compagno, fortunatamente aggiungerei!) ho capito che queste persone, con il loro modo di fare, ti avviluppano in una stretta velenosa, che ti prosciuga di tutte le energie e ti trovi esacerbata da tutte le loro manipolazioni, prigioniera di un loop fatto di menzogne e sotterfugi squallidi per allontanarti dalle persone che potrebbero aprirti gli occhi su di loro, che potrebbero allungarti quella mano di cui necessiti per uscirne. Chiara Gamberale, grazie alla conoscenza in materia e alla sua scrittura, fluida, scorrevole, sempre diversa, alternando flusso di pensieri, narrazione e con l'aggiunta tra un capitolo e l'altro di estratti delle puntate radiofoniche di "Sentimentalismi anonimi", ti trascina nella trama portandoti a dubitare di ogni cosa e allo stesso tempo consentendoti di capire, profondamente dell'umana disperazione che spesso è celata da un mantello dorato ma, una volta sollevato, l'abisso è spaventoso.


Aurora


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Titolo: "La zona cieca";

Autore: Chiara Gamberale;

Editore: Feltrinelli;

Costo edizione Kindle: 6,99€

Costo edizione Cartacea: 15,00€

Trama: Nel pomeriggio di un 29 febbraio, in uno scalcinato luna park, Lidia e Lorenzo si incontrano. Raro come il giorno che li ha fatti conoscere e fuori dal tempo come quel luna park, un sentimento li lega fin da subito, anche se all'apparenza non potrebbero essere più diversi: Lidia, conduttrice radiofonica di "Sentimentalisti Anonimi", è fin troppo abituata a guardare in faccia il suo dolore, Lorenzo, scrittore narcisista e inafferrabile, riesce a sopportare la vita solo ingannando se stesso e gli altri. Eppure il bisogno di essere amata di lei permette a lui di entrare in contatto con la sua zona cieca, quella parte di noi dove ognuno è sconosciuto a se stesso. E la paura di amare di Lorenzo permette a Lidia di fare altrettanto. Proprio per questo, se cercarsi è per tutti e due naturale e necessario, stare insieme sembra impossibile e più Lorenzo mente, più Lidia si fa ossessiva, più Lidia chiede, più Lorenzo elude, illude e tradisce. Fino a che, in un crescendo che fatalmente diventa tragico e comico allo stesso tempo, cominciano ad arrivare le lettere di Brian, un improbabile ex musicista che, per la prima volta, regala a Lorenzo la sensazione di potere ascoltare e a Lidia quella di venire ascoltata...


BIBLIOGRAFIA:

Balint M., (1968), “Il difetto fondamentale”, Tr. It., in La regressione, Raffaello Cortina, Milano, 1983.

Barbier A., (2018), Trauma da narcisismo e relazioni disfunzionali, in https://www.psicoterapiapersona.it/2018/09/30/trauma-da-narcisismo-e-relazioni-disfunzionali/

Donovan J. M., (1986), “An etiologic model of alcholism”, in American Journal of Psichiatry, 143, pp. 1-11-

Freud S., (1914), Introduzione al narcisismo, Boringhieri, Torino.

Gabbard G. O., (2015), Psichiatria Psicodinamica, Raffaello Cortina, Milano.

Kohut H., (1971), Narcisismo e analisi del sé, Tr. It., Boringhieri, Torino.

McWilliams N., (2011), La diagnosi psicoanalitica, Astrolabio, Roma.

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