top of page

Lettere d'amore da Montmartre ~ Nicolas Barreau

  • Writer: Aurora & Giuseppe
    Aurora & Giuseppe
  • Jun 12, 2021
  • 7 min read

Updated: Jul 23, 2021


ree
"...e per un istante mi ha spaventato la consapevolezza di quanto sia sottile la lastra di ghiaccio su cui camminiamo quando leghiamo il nostro cuore a qualcosa di vivo.”
[Nicolas Barreau]

Ciao a tutti e buon fine settimana!

Oggi vorrei parlarvi un libro che mi ha commosso profondamente.

Come per la recensione di "Il fiore e la fiamma", il dr. Scozzari implementerà la recensione con un articolo.

Il libro è "Lettere d'amore da Montmartre" e l'autore è Nicolas Barreau.

Prima di parlare del libro ho bisogno di fare un breve excursus.


Io amo profondamente Parigi.

ree

Nel 2016 con il mio compagno abbiamo deciso di andare a visitare la capitale francese e nel momento stesso in cui siamo arrivati in quella bellissima città me ne sono innamorata. I colori, gli odori, le sensazioni, ogni cosa mi attirava (e mi attira tutt'ora) di quella città. Nel nostro girovagare siamo andati a visitare la basilica del Sacro Cuore a Montmartre. Siamo saliti sulla collina con la funivia e per riscendere abbiamo preso il Trenino di Montmartre.



ree

Bene... Ho pensato molto al motivo per cui amo Parigi... Davvero... L'emotività del primo viaggio insieme a Fabrizio dopo tanto tempo... Una città nuova molto lontana da casa... L'idea che si ha di Parigi, la città dell'amore... Sì, tutto questo ha influito, è indubbio, ma cioè che ha impresso in me l'amore per la capitale francese è, sopra ogni cosa, Montmartre. Questo quartiere, ricco di vita e colore, dove ogni cosa sembra incantata, uscita da una cartolina, mi è rimasto nel cuore.




A cosa è servito questo Excursus vi chiederete...



ree

Semplice! Quando ho visto la copertina di "Lettere d'amore da Montmartre", ho riconosciuto il quartiere ancor prima di leggerne il titolo. Non ho potuto lasciarlo sullo scaffale ed ho fatto bene. Leggere questo romanzo è stata come una dolce carezza sul viso quando hai cuore colmo di dolore, un bicchiere d'acqua quando sei assetato, una zona d'ombra nel deserto.



Julien, un giovane e brillante scrittore, si ritrova vedovo, con un bambino piccolo, una moglie portata via anzitempo da una malattia incurabile, un'amore sradicato dal fato con crudeltà. La moglie, sul letto di morte, mentre lui si disperava perché non avrebbe potuto vivere senza di lei, gli fa promettere di scriverle trentatre lettere, una per ogni anno di vita che la donna ha vissuto, per raccontarle la vita dopo di lei. Dopo i primi mesi di totale chiusura emotiva verso il mondo e verso la vita, Julien ha deciso di mantenere la promessa fatta alla donna. Combattute le resistenze iniziali, più scriveva alla moglie, più riprendeva a vivere, a riaprirsi alle persone e all'amore.


Il romanzo, per quanto la tematica del lutto accompagna il lettore durante l'intera lettura, risulta essere una storia d'amore nel suo più vasto significato, sfiorandone tutte le sfaccettature. "Lettere d'amore da Montmartre" narra di come la caducità della vità possa essere essa stessa un inno alla vita. Il dolore per la perdita, la paura di offendere il ricordo della donna amata se solo si fosse ripreso a vivere, il rendersi conto che con quella promessa fatta l'obbiettivo della moglie era proprio il permettergli di risollevarsi, di riscoprire la primavera della propria esistenza, sono solo alcune delle tematiche che affronta con delicatezza, rispetto, umiltà.


In merito al lutto, vi riporto l'articolo scritto dal dr. Scozzari proprio per il libro di cui vi sto parlando.


La tematica del lutto affronta uno dei vissuti più dolorosi che si possano provare nel corso della vita. Ci sono volte in cui il lutto è un evento imprevisto, come avviene, ad esempio, per la morte di una persona in giovane età per eventi accidentali. Altre in cui è invece atteso e prevedibile, come nel caso in cui venga a mancare un genitore o un parente in avanzata età anziana. Eppure, sia che esso sia prevedibile oppure imprevisto, causa ugualmente un profondo senso di dolore e di vuoto.
Sigmund Freud (1917) affrontò l’argomento definendo il lutto come una fissazione dell’affettività al passato, con conseguente e totale distacco dal presente e dal futuro. Egli fu anche il primo a paragonare gli stati luttuosi a quelli depressivi, e per certi versi i due vissuti possono presentarsi con molti sintomi in comune, nonostante le importanti differenze sia al livello clinico che al livello del vissuto personale. La depressione è pur sempre un disturbo clinico, che va distinto dal lutto in quanto tale. Questo arriva in forma di ondate di dolore acuto, e nei periodi che intercorrono tra le ondate, la persona può funzionare in maniera quasi normale. Esso si risolve con il tempo, mentre il disturbo depressivo perdura nel tempo.Tra le similitudini, va senz’altro citato il senso di deprivazione. Questo vissuto, insieme al profondo senso di vuoto, nel lutto si può intendere come la conseguenza del proprio mondo che è stato impoverito di qualcosa o qualcuno. Presente anche negli stati depressivi, dove invece esso è dovuto all’impoverimento di una o più parti di sé (McWilliams, 2011).
Un tentativo di comprendere come decorre il lutto può essere quello di sovrapporre il suo processo all’elaborazione della morte, che avviene in cinque fasi: negazione, rabbia, patteggiamento, depressione, accettazione. La fase della negazione, per sua stessa definizione, è contraddistinta da un’incapacità di riconoscere l’evento come un qualcosa di reale, con un temporaneo distacco dalla realtà pur di non affrontare il dolore che ne conseguirebbe. La fase della rabbia è invece accompagnata da una forte attivazione di sentimenti aggressivi, che comunque tendono a proteggere la persona dal senso di vuoto e di perdita. La fase del patteggiamento include, invece, una serie di tentativi della persona di far ricorso alle proprie risorse razionali per evitare la perdita, o il confronto con essa. La fase della depressione è il momento della realizzazione, e porta con sé il senso di vuoto precedentemente evitato, in seguito all’inevitabile contatto con la realtà. La fase dell’accettazione, infine, porta con sé le strategie di ristrutturazione del mondo interiore e l’impiego delle proprie risorse per ricucire il passato con il presente (Kübler-Ross, 1969).
Va comunque precisato che queste fasi non riguardano propriamente l’elaborazione di un lutto, quanto più il percorso che una persona può intraprendere per fronteggiare una perdita imminente, a seguito, di solito, di una diagnosi con esito terminale. E in ogni caso, il lutto è soprattutto un vissuto personale, ed è più che legittimo che ognuno lo elabori secondo le proprie caratteristiche e le proprie predisposizioni personali (Pesci, 2015). La perdita di una persona cara è un evento che spezza quotidianità, in termini metaforici, strappa il proprio percorso di vita, in cui la routine si impoverisce dei suoi significati fino a ridursi in un susseguirsi di gesti e riti automatici. La perdita di senso è causata da un’incongruenza tra la portata emotiva dell’evento di perdita e la normale vita di tutti i giorni.
Nella vita di coppia, questa rottura della continuità è assai caratteristica. In una coppia, i due partner si prendono cura l’uno dell’altro in modi vari e adattati nel tempo. Con il partner si condivide la quotidianità, le gioie, i dolori, i successi, i fallimenti. Nel percorso di vita di una coppia, il lutto è razionalmente considerato come un evento atteso è prevedibile, dal momento che, si sa, la morte fa parte della vita di tutti. Eppure, che si tratti di una morte attesa o improvvisa, il ritrovarsi vedovo/a si rivela in ogni caso una difficile esperienza di profonda solitudine. In una routine così impoverita del suo significato, è necessario ricostruire un nuovo senso per ricucire il passato con l’idea progettuale del futuro. Tutto ciò che accade a seguito della perdita, anche il più piccolo gesto quotidiano, si ripresenta come se fosse la prima volta, è questa la ragione per cui esso non viene percepito con un senso logico, perché non può più essere collocato nel contesto di una routine di vita che non esiste più. Tuttavia, il continuo ripresentarsi della “nuova” routine non fa altro che aumentare il tempo narrabile, ed è proprio la narrazione del dolore e della vita che consente di ricostruire un nuovo senso (ibidem).
Proprio la narrazione, che accompagna il protagonista nel suo lutto sottoforma di racconti epistolari, è senz’altro una risorsa di resilienza che porta con sé l’inizio di una nuova vita dopo la perdita, perché sottende la capacità di accedere al proprio dolore e di condividerlo con gli altri, senza rimanerne sopraffatti. Nella maggior parte dei casi, di certo, le persone riescono a recuperare il buon umore e la soddisfazione, così da aprirsi a nuove relazioni significative.

Dopo aver affrontato questa discussione con il dottore sono venuta a capo di una verità: spesso ci si dimentica di quanto possa essere crudele e ingiusta la vita. Ci rifugiamo nella convinzione che tutto questo non può succedere a noi, sono storie lontane. Non vi è errore più grande. La vita è effimera per questo bisogna saperne sfruttare ogni giorno a pieno e se questa ci mette alla prova, privandoci di qualcosa o, peggio, di qualcuno che si ama, dopo aver pianto tutte le lacrime del mondo bisogna rimettersi in piedi perchè non vi è cosa peggiore di una vita vissuta come un ombra su questo mondo.


Aurora


ree

Titolo: "Lettere d'amore da Montmartre";

Autore: Nicolas Barreau;

Editore: Feltrinelli Editore

Prezzo edizione Kindle: 9,99€

Prezzo edizione Cartacea: 15€ [In promo Feltrinelli 2x9,90€]

Trama: Dopo la scomparsa della moglie Hélène, Julien Azoulay è inconsolabile. Autore di commedie romantiche di successo, si sente beffato dal destino: come potrà più credere nell’amore se l’amore lo ha tradito? E come continuare a inventare storie a lieto fine se ha il cuore spezzato? Ma la saggia Hélène è riuscita a estorcergli una promessa: dovrà scriverle trentatré lettere, una per ogni anno che ha vissuto. Così Julien le racconta delle giornate che è costretto ad affrontare. Del nuovo romanzo che non avanza. Di Parigi che senza di lei non ha più la stessa luce. Del loro figlio di quattro anni, che non vuole più avere un papà triste. Della vicina, nonché migliore amica di Hélène, con la sua gatta Zazie. Hélène è sepolta nel cimitero di Montmartre ed è lì, in uno scomparto segreto ricavato nella lapide, che Julien lascia le sue lettere. Finché, un giorno, spariscono. Julien non crede ai propri occhi. Non ha raccontato a nessuno dell’ultimo desiderio di Hélène e, cosa ancora più strana, per ogni lettera che scompare si materializza una “risposta”: un sasso a forma di cuore, una poesia di Prévert, dei fiori, due biglietti del cinema per l’Orphée di Cocteau… È davvero possibile che l’amore della sua vita gli mandi un segno dal cielo o c’è qualcuno che si prende gioco di lui? E perché? Nel suo romanzo, Nicolas Barreau ci porta ancora a Parigi. Questa volta a passeggiare tra i vicoli di Montmartre o a guardare il tramonto dalla gradinata del Sacré-Cœur, ma soprattutto dentro una storia sul potere catartico dell’amore.


BIBLIOGRAFIA:

Freud S., (1917), Introduzione alla Psicoanalisi, RCS Libri S.p.A., Milano, 2007.

Kübler-Ross, E. (1969), On death and dying, Macmillan, New York.

McWilliams N., (2011), La diagnosi psicoanalitica, Astrolabio, Roma.

Pesci S., (2015), “Il lutto e la sua elaborazione”, Nuovi Orizzonti, 13, 13-20.


Comments


bottom of page