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Tutto nasce dall'amore

  • Writer: Aurora Monteforte
    Aurora Monteforte
  • Nov 25, 2023
  • 5 min read




La storia di Giulia Cecchettin è solo l'ultima di una serie che va avanti da che esiste la memoria.

Sono per l'ennesima volta senza parole e mi chiedo come sia possibile che, nonostante le battaglie, nonostante l'emancipazione, nonostante ci ripromettiamo di non guardare più da un'altra parte, l'ennesima ragazza è stata vittima di un maledetto che probabilmente le aveva promesso il mondo e che alla fine le ha solo tolto la vita.


In fondo lo dico sempre, mi riesce meglio scriverle quelle parole che ho dentro, l'unico modo che ho per esprimermi in modo efficace, perciò...


Mi sono presa tempo per scrivere cosa pensavo, cosa penso, di tutta questa storia. Ho letto tanto come faccio sempre, ho parlato davvero poco se non esprimendo rabbia per un sistema che non ci tutela.

Tutto inizia con l’amore.

No!

Tutto inizia con l’ignoranza e, come per tutte le cose, l’ignoranza porta alla paura e la paura conduce all’odio e l’odio conclude con la morte di una ragazza di ventidue anni per mano di chi diceva di amarla ma no, non è amore questo. Non è amore chi ti controlla il telefono, chi ti obbliga a vestirti come dice lui. Non è amore chi ti chiede di non spiccare il volo perché lui è inadeguato e non sa volare.

Il femminicidio – chiamiamolo con il suo dannato nome perché non stiamo parlando di un (passatemi il termine) semplice omicidio bensì di un atto volto a porre fine alla vita di una donna in quanto donna – è solo l'aberrazione più estrema cui noi siamo vittime.

Pensate, qualche giorno fa parlavo con una mia amica e le ho detto che mi reputo fortunata, mi hanno solo molestata su autobus e metro, sono spesso vittima di mansplaining perché, ahimè, lavoro in un ambiente ancora prettamente maschile (e maschilista) ed è impossibile che una donna possa conoscere ciò di cui si sta parlando. Ho assistito a forme di cat-calling innovative, dove esseri muniti di annessi genitali maschili (non posso chiamarli uomini) mi tallonavano con la macchina, ravanandosi e chiedendomi di salire con loro e no, non era sera, non ero ubriaca e non ero vestita succinta! Erano le 4 del pomeriggio, indossavo un jeans comodo e t-shirt larga, e stavo andando da un’amica che abitava a 200 mt da casa mia, a 100mt da una stazione dei carabinieri. Io lo ricordo il panico di quel giorno quando, con il cuore in gola, acceleravo il passo e quando, appena visto un ragazzo scendere dall’auto, mi sono fiondata a parlare con lui, senza conoscerlo, mentre gli indicavo con la testa il viscido caso umano che mi stava tallonando già da un po’. Oppure non posso dimenticare di quando un altro soggetto mi si è appiccicato addosso su di un autobus vuoto e, più mi spostavo, più mi seguiva. Quel giorno non ho avuto paura ma rabbia, la stessa che mi ha fatto urlare contro di lui sull’autobus tanto che l’autista ha fermato il mezzo e ha buttato fuori il tizio che, non contento, quando siamo ripartiti mi ha anche minacciato facendo il tipico segno del “ti ammazzo”. Non era sera, non ero ubriaca e non ero vestita succinta. Era pomeriggio, jeans e polo della croce rossa, che andavo a fare volontariato al reparto di pediatria dell’ospedale vicino casa.

Faccio presente le dinamiche non perché se fosse stata sera e fossi stata ubriaca e vestita succinta allora questi bastardi sarebbero stati autorizzati a farlo ma solo perché, invece di colpevolizzare il dannato colpevole, colpevolizzano sempre la vittima trovando giustificazione a questi atti di indicibile violenza che sono ingiustificabili.

Ricordo il giorno in cui mi sono sentita esautorata del mio ruolo di donna imprenditrice, da un operaio cui ho dato i soldi per un lavoro svolto in negozio e che, mentre IO lo pagavo LUI guardava il mio compagno e ringraziava lui e non me, senza mai incrociare il mio sguardo, o quando un vecchio volpone voleva trovare un accordo per degli sconti e “sì, tesoro, chiamami il tuo capo” e io, con una pazienza che forse non avrei dovuto avere e il sorriso stretto tra i denti così come la rabbia che stavo masticando, gli rispondevo “Ciao, dimmi, sono il mio capo”, o ancora quando, mentre un ragazzo si scusava perché mi aveva fatto mille domande, il suo amico gli ha detto, cito testualmente: “Ma che te scusi, tanto a questa la pagano” indicando il mio compagno che era accanto a me. Un ragazzino di 17 anni.

Allora, torniamo al punto. Tutto comincia con l’ignoranza, con la mancanza di quell’educazione, di quella sensibilizzazione che dovrebbe far capire a questi soggetti che loro non sono migliori di noi e che una donna può uscire, può truccarsi, può godere della sua vita, può brillare e sì, anche più di un uomo se ha lavorato a sufficienza per poterlo fare. Noi abbiamo il diritto di camminare per strada e sentirci tranquille nei nostri abiti, noi abbiamo il diritto di aprire un’attività e non trovarci saccenti uomini che ci spiegano le cose come fossimo bimbe un po’ sceme.

Mi sono sentita fortunata, capite?

Fortunata perché non sono mai stata picchiata né stuprata e non ho mai rischiato di essere uccisa cose che molte di voi purtroppo hanno vissuto sulla loro pelle.

E il solo fatto che io mi sia sentita fortunata sta a significare che l’incidenza di questi avvenimenti è talmente tanto alta che è un evento fortuito il fatto che io non vi sia ancora incappata. Ancora, sì, perché domani è un mistero.

L’ultimo aggiornamento del Viminale del 12 novembre vede 102 donne uccise, 82 nell’ambito familiare di cui 53 per mano del partner o ex partner. Ovviamente a questo conteggio mancano Giulia Cecchettin e Francesca Romeo (il cui movente non è ancora stato accertato).

Solo in Italia.

Mi sono interrogata molto su cosa si possa fare per arginare questo problema ma è da perderci la testa.

Inasprire le pene?

Potrebbe essere un deterrente, certo, ma sappiamo tutti benissimo che il sistema giudiziario ha sempre talmente tanti escamotage che un uomo può essere messo agli arresti domiciliari solo perché obeso (Dimitri Fricano, condannato a 30 anni per aver ucciso Erika Preti con 57 coltellate è stato scarcerato e mandato ai domiciliari perché obeso e fumatore incallito, vorrei aggiungere, solo 10 giorni prima che Giulia venisse ritrovata).

Odiare gli uomini?

Beh, diciamocelo, abbiamo capito che l’odio è parte fondamentale del problema perciò aggiungere ulteriore odio, ulteriore discrepanza, ulteriore allontanamento emotivo probabilmente non è una soluzione efficace. Certo uomini, sì, parlo con voi, invece di dire “Ma io non sono così” e tirarvi fuori dal problema, tirate fuori le palle e combattete insieme a noi questa battaglia perché spesso a noi la voce ce la tolgono (insieme alla dignità e alla vita), magari però se facciamo muro insieme, se facciamo squadra, qualcosa può cambiare davvero.

Alla fine comunque l’unica soluzione è l’educazione, valicando il problema dell’ignoranza. Se fin da piccoli si educano bambine e bambini alla sensibilizzazione forse un domani le nostre figlie potranno vivere serenamente la loro vita, la loro sessualità, fare le loro esperienze e spiccare il volo senza che un uomo possa strappare loro le ali.

E per le donne di oggi?

Beh sorelle, parlate, denunciate, raccontatevi, confidatevi con chi sapete che vi ascolterà e che vi permetterà di salvarvi, al momento è l’unico modo. Ormai è difficile guardare da un’altra parte e, vi giuro, io non lo faccio più da tanto. Nessuna di noi dovrebbe farlo. No, mi correggo, nessuno di noi dovrebbe farlo, non solo noi donne ma anche tutti gli uomini che possono essere definiti tali.

Detto questo vi saluto e vi mando un grande abbraccio.

 

Buona dannata giornata contro la violenza sulle donne.

Aurora


P.S. Word non mi riconosce il termine "femminicidio" e me lo segnala come errore. Se non ci fosse da piangere, questa cosa farebbe parecchio sorridere...

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