Un libro per amico
- Aurora Monteforte
- May 27, 2021
- 2 min read

Ciao a tutte e a tutti! ;-)
Oggi ero in metro e mentre leggevo ad un certo punto mi è baluginata in mente una domanda.
Non vi so dire come mai mi si sia affacciata in testa eppure non ho potuto fare a meno di pensare a questa questione:
"Ma quanti libri ho letto?"
E di seguito, quasi per reazione a catena, "Ma da quanto tempo è che leggo?".
Guardandomi indietro vedo una marea di romanzi letti, città visitate, personaggi conosciuti, storie amate e odiate e, così su due piedi, la risposta alla seconda domanda (non saprei proprio come rispondere alla prima domanda XD) è stata: "da tutta la vita".
Ma non è così, effettivamente.
Io da bambina odiavo leggere!
Davvero, la trovavo una perdita di tempo!
Un libro rubava spazio ai giochi, alle uscite con le amiche, alla televisione, a tutto.
"Come si può amare un libro?" questa era la mia domanda quotidiana e non c'era niente e nessuno che poteva farci niente.
Eppure ero circondata da esempi che dovevano, quantomeno, spingermi a spiluccare qualche pagina ma niente! Non c'era verso. Almeno credevo, in effetti.
Mia madre però un'estate si impose e mi costrinse a leggere, tutti i giorni dopo pranzo, un capitolo di un libro. Se non lo avessi fatto non sarei uscita con le amichette. Avevo nove anni e già all'epoca ero una bestiolina riottosa sulle imposizione. Ma lo feci. Prima con "Huckleberry Finn" e poi con "Le avventure di Tom Sawyer" entrambe di Mark Twain.
Non ho amato quei libri ma ho amato la sensazione che mi hanno suscitato.
Quell'oretta che passavo a leggere dopo pranzo era diventato un momento in cui mi ritrovavo a vivere in un altro mondo, in un'altra epoca, avventure che non avrei mai vissuto eppure, leggendole, le stavo vivendo.
Qualcosa si è smosso dentro di me ma ancora non riuscivo ad ammettere a me stessa che il libro poteva diventare uno dei miei più cari amici...
Almeno non fino a qualche mese dopo.
Ricordo perfettamente quel momento...
La memoria mi inganna sul giorno preciso ma rivedo la me bambina come fossi lì.
Era inverno e avevo la febbre. Era una bella febbre, di quelle che ti fanno restare a letto, con i brividi, il malessere, la necessità di riposare. Ricordo l'Aurora bambina avvolta sotto il piumone, con la luce dell'abatjour che la avvolgeva, inondandola in un alone dorato.
Quella bambina aveva tra le mani un libro, uno particolare in effetti e il titolo era "Pattini d'Argento".
Ripensando a quell'evento mi rendo conto che quello, più di tutti gli altri, è stato l'attimo in cui ho capito che i libri sarebbero stati i miei più cari compagni di viaggio.
Da quel momento non ho mai più smesso di tenere un romanzo in mano, di affondare il naso tra le pagine ed inspirarne l'odore e con esso la vita e le storie, non ho mai smesso di viaggiare e di innamorarmi e di piangere e di ridere.
E voi, invece, quando lo avete capito?
Un bacio...
Aurora
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