La casetta di marzapane
- Archetipo Incantato
- Jul 5, 2021
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Nel 1812, i fratelli Grimm raccontavano di due fratellini, Hansel e Gretel, che dopo essere stati abbandonati nel bosco dal padre e dalla malvagia matrigna, per via della povertà e del poco cibo, trovarono riparo in un posto che non si aspettavano. Una casetta fatta di dolci e marzapane li attirò a sé, e dopo aver avuto giusto qualche momento per assaggiare un po’ delle leccornie delle pareti, i due fratellini vennero invitati al suo interno da una donna che disse di volersi prendere cura di loro. Mentre offriva ai piccoli sperduti una buona minestra e del cibo caldo, essi si credevano di essere stati semplicemente fortunati e andarono a dormire. L’anziana signora, che in realtà era una strega divoratrice di bambini, al mattino seguente rinchiuse Hansel in cantina e costrinse Gretel a cucinare per lui, affinché ingrassasse a dovere. Quando la strega decise di mangiare i due bambini, entrambi riuscirono a rinchiuderla nel forno e si liberarono. Prima di fuggire, trovarono nella casa della strega gemme e pietre preziose che poi portarono al padre, così che non patissero più la fame.
Mi sono ritrovato a rileggere la fiaba quasi per puro caso, e al di là delle tematiche sociali e culturali di quei tempi passati, mentre leggevo formulavo alcune ipotesi su di un argomento già affrontato nella recensione del libro La zona Cieca, a proposito del narcisismo patologico. In particolare, la casa di marzapane, che nasconde il pericolo della strega cattiva, mi ha fatto pensare ai tanti inganni con cui molte persone vengono adescate, truffate, prese in giro nel corso della vita. Si odono tante promesse, lusinghe, apprezzamenti, prospettive di relazioni felici e durature, in cui ci si sentirà sempre appagati e completi, come un sogno che si realizza, ed inebriati da queste sensazioni ci si lancia dritti nella trappola dell’ingannatore. Così come i bambini sono stati attratti dalla casa di marzapane, che si presentava come la magica risoluzione di tutti i loro problemi e delle cause del loro abbandono, allo stesso modo, certe relazioni possono presentarsi agli occhi di molti come il riempimento di vuoti emotivi e affettivi che da sempre hanno causato malessere e tristezza nella propria vita. In questo modo, anche nella vita vera si può finire nella trappola della strega, che può essere una fidanzata, un fidanzato, un amico, un’amica, un parente, o chiunque altro. Si tratta di qualcuno che, per il modo in cui è fatto, ha un disperato bisogno di esercitare un vero e proprio controllo su chi lo ama, attraverso svalutazioni, intimidazioni, minacce di abbandono, attacchi all’identità e all’autostima. Ben presto, la persona attratta diviene un oggetto nelle mani del manipolatore, che continuerà a muovere i fili della sua marionetta senza che essa se ne accorga, perché del resto, la casetta di marzapane è sempre lì con le sue promesse di felicità, pronta a continuare il suo inganno e a far credere alla vittima che va tutto bene. Nel caso ella tentasse di fuggire, l'effimera bellezza della casetta di marzapane saprà ricordarle che non troverebbe mai più qualcosa del genere. Peraltro, Hansel e Gretel hanno ceduto all’inganno della strega dopo essere stati abbandonati, come se lei potesse colmare ciò che avevano subìto dagli adulti della loro casa d’origine. Allo stesso modo, il co-dipendente (la vittima) viene adescato da chi incarna il riflesso dei suoi bisogni più intimi, che provengono da carenze affettive risalenti alle prime relazioni familiari. I co-dipendenti sono attratti da chi mostra di possedere una forza che a loro manca, o che sembra possedere una vulnerabilità di cui essi possono prendersi cura, così da sentirsi importanti per qualcuno (Gabbard, 2015; McWilliams, 2011). Fortunatamente, alla fine della fiaba, Hansel e Gretel riescono a fuggire e a portare via un’enorme ricchezza, per riscattarsi dalla brutta esperienza e gioirne per il resto della vita. Ma la vita, si sa, è diversa dalle fiabe. È possibile sganciarsi dalla presa del manipolatore? Certo che sì, il co-dipendente mantiene sempre la sua libertà di scelta, che però è offuscata dal comportamento del manipolatore, il quale alterna in modo imprevedibile ed irregolare episodi di gratificazione a periodi di svalutazione. Ma il co-dipendente può andarsene, e può farlo in qualsiasi momento. La prima difficoltà, ovviamente, sta nel capire di trovarsi in una relazione tossica. Presa questa consapevolezza, la seconda difficoltà sta nel coraggio di abbandonare la casetta di marzapane, tutte le promesse e tutti i progetti in cui ha riposto così tanta fiducia per tutto il tempo. Si può trattare di un lutto a tutti gli effetti, in cui è necessario elaborare la perdita di tanti sogni, di tanti tentativi per trasformarli in realtà, e dei cui fallimenti ci si è sempre presi tutta la colpa. Nel caso questo non fosse così facile, sarebbe il caso di chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta. Una ricchezza, comunque, la si può trovare. Il cammino per fuggire da una relazione tossica è un doppio percorso in parallelo: da un lato, bisogna rinunciare al manipolatore; dall’altro, a quei bisogni intimi e personali che hanno condotto da lui, così da non ricascarci una seconda volta. Questo doppio percorso, che all’inizio sembra proprio di rinuncia, in realtà non fa altro che costruire una propria ricchezza interna, una nuova consapevolezza di sé, un nuovo modo per sopperire alle proprie mancanze senza dipendere da qualcun altro. Le relazioni sono importanti, aggiungono valore alla vita umana, e l’amore maturo è un’esperienza che arricchisce sotto ogni aspetto. Ma esso richiede prima una buona dose di amore per sé stessi, quella ricchezza di cui non si può assolutamente fare a meno.
Mentre riflettevo su queste cose, pensando e ricordando quanto sia intensa la sensazione di coinvolgimento, la rabbia nello scoprire l’inganno, il dolore e la grande paura nel compiere quel primo passo nell’andar via, continuava a comparirmi in mente la metafora della casetta di marzapane, e della relazione tossica che essa potrebbe rappresentare. Spesso non è così facile andar via dalla casetta di marzapane, e tra un attacco di rabbia e l’altro, le cocenti delusioni e i desideri di rivincita, non è raro che si finisca per tornarci. Al momento, io stesso ho delle amiche che si ritrovano coinvolte in relazioni del genere, e per quanto mi diano ascolto e capiscano la situazione in cui si trovano, spesso le vedo tornare presso le loro casette di marzapane per poi tornar fuori più deluse e arrabbiate di prima. Non è sempre facile rimanere aperti e accoglienti nei loro confronti, per via di tutto quel dolore che vanno a farsi infliggere quando tornano lì. L'istinto di protezione potrebbe suggerire di far ditutto per tenerle lontane dalla casetta, a qualunque costo. Tuttavia, chi tenta di uscire dalla casetta di marzapane, ha bisogno di ricordare che cosa realmente si prova nell’essere amati e rispettati davvero, sostenuti e incoraggiati nell'autonomia delle proprie scelte, compresa quella di tornare a dare un’occhiata nella casetta. Certo, anche io ogni tanto risento di qualche cedimento, e non di rado, quando loro tornano alla casetta, io mi arrabbio e dico loro frasi come: “Poi non venire a piangere da me!”. D’altro canto, se nella casetta di marzapane la rabbia non è ammessa (pena, il forno), al di fuori di essa, questi piccoli episodi di rabbia possono essere d’aiuto. Una relazione sana e amorevole ha spazio anche per la rabbia, e può reggerla senza andarne danneggiata, a differenza della casetta e della sua relazione tossica. Una relazione amorevole, sana e strutturata, non è certo una casetta di marzapane che può crollare al minimo scossone. È piuttosto una casa solida, che si costruisce in molto tempo, ma in cui ognuno è libero di essere sé stesso e di sentirsi apprezzato così com’è, senza temere che le emozioni possano farla crollare.
E voi? In che tipo di casetta pensate di vivere in questo periodo della vostra
vita?
Il vostro Doc, Giuseppe Scozzari
Riferimenti bibliografici
Gabbard G. O., (2015), Psichiatria Psicodinamica, Raffaello Cortina, Milano.
McWilliams N., (2011), La diagnosi psicoanalitica, Astrolabio, Roma.



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